Tasse trading online: va nella dichiarazione dei redditi? Aggiornato [2023]
Come si possono pagare le tasse sul trading? Ottenere un beneficio economico con il trading online può essere un compito semplice da portare a termine, ma è necessario tenere bene a mente il dover di pagare le imposte sui profitti ottenuti.
Chi inizia la sua avventura nel mondo del trading online, spesso rimane sorpreso dai profitti che riesce ad accumulare, anche iniziando la propria avventura d’investimento con somme molto esigue, comprese tra i 100 ed i 200 euro (in alcuni casi è persino possibile iniziare con un deposito minimo di 10 euro, come con la piattaforma IQ Option).
Sono in molti a guadagnare con il trading online quello che riuscirebbero invece a guadagnare in un intero mese di lavoro “classico”. Tuttavia, ogni guadagno ottenuto con il trading online deve essere dichiarato. In pratica: è necessario pagare le tasse sui profitti ottenuti.
Molti trader alle prime armi, per esempio, investono con eToro (qui trovi il sito) o XTB e riescono a ottenere eccellenti risultati, nonostante partono da zero. Simili guadagni possono portare ad entrate rilevanti che dovranno poi essere dichiarate.
👍Vanno pagate le tasse: | Certo |
👌Come non pagarle? | Usando i broker sostituto d’imposta |
💰Si può investire con soli 10 euro: | Sì, con IQ Option |
💻Miglior software per fare trading automatico? | CopyTrading di eToro |
🥇Migliori piattaforme consigliate: | eToro, OBR invest |
😢Esistono truffe nel trading online? | Si possono esistere truffe, registrati solo su piattaforme regolamentate. |
Indice
Tasse sul Trading
Qualsiasi investitore che ottiene profitti sui mercati dovrà quindi pagare delle tasse sul trading. Il trading online è uno dei mestieri più redditizi al mondo, basti pensare che con alcuni broker selezionati è possibile ottenere entrate molto alte in poco tempo:
- Con la piattaforma di eToro per esempio, è possibile copiare in modalità automatica le mosse degli investitori più esperti, coloro che hanno ottenuto i guadagni più alti nel minor tempo possibile;
- Con XTB invece, viene messo a disposizione di ogni utente un account manager, il quale fornisce indicazioni precise per evitare di fare errori.
Guadagnare con il trading online può consentire agli investitori di togliersi non pochi sfizi. Tuttavia, una parte dei profitti ottenuti andranno versati al fisco.
In questa mini-guida ci occuperemo di descrivere come pagare le tasse in base alle differenti caratteristiche delle piattaforme d’investimento utilizzate.
Quante tasse bisogna pagare nel Trading?
In Italia, la pressione fiscale è ai livelli più elevati d’Europa. Nella maggior parte dei casi, le tasse sono tra le spese più alte che ogni italiano deve pagare. Nel caso dei profitti con il trading online le tasse ammontano al 26%.
L’erario trattiene quindi più di un quarto dei nostri profitti. Potrebbe sembrare una cifra onesta rispetto alle imposte dirette sul lavoro dipendente oppure sulle imposte di previdenza sociale, ma si tratta comunque di una somma molto grande.
Uno dei vantaggi delle tasse del trading è che non variano in base al reddito. Questo significa che è possibile guadagnare 1000 euro al mese o 10000 euro al giorno (come però succede solo ai guru della finanza e dei mercati come quelli di eToro) e la tassa (in gergo tecnico: l’aliquota) sarà pari al 26%.
Nonostante ci siano alcune persone che affermano che lo stato non ha modo di controllare i guadagni fatti con broker all’estero, consigliamo di pagare comunque regolarmente le tasse dovute.
Perché è importante pagare le tasse sul trading
La motivazione che ci porta a definire ciò è prima di tutto il rispetto della legge. Anche se agli inizi le tasse da pagare saranno molto contenute, man mano che si aumenterà d’esperienza (e aumenteranno quindi i profitti) le commissioni da pagare saranno proporzionali.
Inoltre, i controlli per verificare la provenienza dei fondi sui conti correnti esistono, e se i conti non tornano, le multe possono essere molto salate. Proprio per questo consigliamo di dichiarare con attenzione i propri guadagni.
Come pagare le tasse del trading
Passiamo adesso ad uno degli aspetti più importanti: come si pagano le tasse. Le due casistiche più comuni dipendono dalla tipologia di piattaforma di trading online.
Nonostante la tassazione sui guadagni generati dal trading sia sempre fissa al 26% dipende dalla piattaforma se è necessario pagare le tasse o meno:
- Se la piattaforma fa da sostituto d’imposta, non dovremo fare niente. Ci penserà il broker a dedurre il dovuto dal nostro conto di trading ed inviarlo all’agenzia delle entrate;
- Se invece la piattaforma NON è sostituto d’imposta (ed è quindi a regime dichiarativo), il pagamento sarà a carico del contribuente.
Dovrà venire quindi eseguito il calcolo di tutte le operazioni effettuate durante l’anno solare, facendo la somma algebrica dei profitti e delle perdite. Ovviamente, i profitti avranno il segno più e le perdite il segno meno.
La cifra che verrà ottenuta andrà inserite nella sezione apposita presente nella dichiarazione dei redditi e sarà la somma alla quale andrà calcolata l’imposta del 26%.
La sezione dedicata alle plusvalenze (o capitale gain, redditi) su cui pagare le tasse si trova nel quadro RT al rigo 41, alla voce “altri redditi diversi di natura finanziaria“.
L’inquadramento fiscale per questo tipo di reddito si trova nei redditi diversi, come è specificato nell’articolo 67 (e nei seguenti) e seguenti del TUIR.
Solitamente, le piattaforme di trading mettono a disposizione questa documentazione, semplificando enormemente il calcolo delle tasse (che puoi effettuare tu oppure il commercialista).
Concludendo questo argomento possiamo affermare che non è assolutamente difficile dichiarare le tasse, ed ha assolutamente senso pagarle.
Le migliori piattaforme di trading online
Passiamo dunque in rassegna delle migliori piattaforme di trading online, autorizzate e regolamentate sia in Italia che nel resto d’Europa. Qui di seguito puoi trovare la nostra classifica delle migliori tre:
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Piattaforma: etoro Deposito Minimo: 50€ Licenza: Cysec |
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Piattaforma: xtb Deposito Minimo: 100€ Licenza: Cysec |
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Piattaforma: iqoption Deposito Minimo: 20€ Licenza: Cysec |
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Tutte queste piattaforme di trading online non fungono da sostituto d’imposta. Ciò significa che per effettuare il pagamento delle tasse sarà necessario effettuarlo in regime dichiarativo. Il processo per effettuare questo è estremamente semplice:
- Alla fine dell’anno si richiede alla piattaforma il cosiddetto “account statement” che contiene tutte le transazioni fatte sul proprio account. In questo documento sarò possibile trovare tutte le entrate, uscite, plusvalenze e minusvalenze.
- Una volta ottenuto il documento, sarà possibile effettuare il conteggio autonomamente oppure recarsi dal commercialista chiedendogli di effettuare la dichiarazione dei redditi.
- Successivamente, il commercialista si occuperà del conteggio e chiederà al suo cliente di versarle entro le scadenze previste.
Per quale motivo abbiamo optato per presentare questi tre broker se sono in regime dichiarativo? Purtroppo, non esistono affidabili broker sostituti d’imposta che risultano essere autorizzati e regolamentati in Italia. Proprio per questo abbiamo preferito parlare dei tre migliori broker con regime operativo.
eToro: piattaforma di social trading
La piattaforma di eToro è considerata una delle migliori in assoluto per fare trading online. Si tratta di un broker per fare trading online molto apprezzato dagli utenti esperti che da quelli alle prime armi.
Il grande successo del broker di eToro è principalmente dovuto al fatto che consente di copiare, in modalità totalmente automatica, le mosse dei migliori trader al mondo: gli investitori che fanno trading a basso rischio e con profitti maggiori.
La tecnologia CopyTrading di eToro consente di trovare facilmente questi investitori (chiamati Popular Investor). L’utente può individuare i trader che desidera, ci penserà il software proprietario (e brevettato) del broker a replicare, in real-time, ogni singola operazione.
Oltre a questo, su eToro è possibile, in un semplice click, richiedere l’account statement da portare al proprio commercialista per dichiarare i profitti ottenuti.
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XTB: piattaforma autorizzata CONSOB con corsi gratuiti
La piattaforma di XTB è considerata come una delle più sicure ed affidabili. Mette a disposizione la possibilità di fare trading su praticamente tutti i principali mercati finanziari senza il pagamento di commissioni.
Questa piattaforma rappresenta una grande opportunità per tutti quelli che desiderano iniziare a fare trading online senza fare errori. Si tratta di un broker di trading online affidabile, sicuro ed onesto. Assolutamente conveniente per l’assenza di commissioni e di costi di qualsiasi tipo.
Tutti gli iscritti su XTB ricevono gratuitamente l’aiuto in tempo reale di un account manager che impartisce indicazioni e consigli per iniziare al meglio.
Oltre a questo, chi desidera può effettuare il download di una guida al trading online completa di tutto, che nell’ultimo periodo è stata seguita da migliaia di utenti. Per quale motivo ha avuto tutto questo successo? Molto semplice, la guida è totalmente gratuita ed è molto semplice da leggere, anche per utente alle prime armi. Prima di tutto è orientata alla pratica. Puoi scaricare l'ebook gratuitamente cliccando qui.
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IQ Option: deposito minimo a soli 10 euro
La piattaforma di IQ Option è considerata come una delle migliori per chi desidera fare trading sui CFD delle criptovalute, ma anche azioni, materie prime, indici e molto altro ancora.
Fondata nel 2013 ed autorizzata in Europa dalla CySEC (licenza CySEC 247/14) conosciamo questo broker da diversi anni ormai ed è una delle migliori per chi desidera investire partendo da un deposito minimo molto basso. Consente infatti di iniziare con un quantitativo minimo di soli 10 euro.
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Tasse trading online: va nella dichiarazione dei redditi?
Sono sempre di più le persone che si avvicinano al mondo del trading online, ma per molte di loro ci sono alcuni aspetti che non sono ancora del tutto chiari: in tanti infatti si chiedono se ci sono delle tasse sul trading online e se i capitali guadagnati con questa attività devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi. L’obiettivo di questo articolo è proprio quello di fare un po’ di chiarezza su questo argomento ed eliminare tutti i dubbi a riguardo, visto che nei tanti ebook che si trovano online spesso viene sottovalutato questo argomento essenziale.
Si pagano le tasse sul trading online?
Se state leggendo queste pagine probabilmente già sapete cos’è il trading online: è la negoziazione digitale di titoli finanziari resa possibile dall’attività degli intermediari (broker) autorizzati dalla Consob. Il broker (che può essere una banca o una società specializzata in questi servizi) mette a disposizione del proprio cliente una piattaforma tramite la quale è possibile visualizzare i titoli presenti sui vari mercati finanziari del mondo e fare operazioni di acquisto o vendita di questi valori in tempo reale e in completa autonomia. Ovviamente su ogni acquisto o vendita l’intermediario si fa pagare una commissione il cui importo di solito è legato alla quantità e al tipo di prodotto finanziario coinvolto.
L’obiettivo dei trader è naturalmente quello di ottenere un profitto dalle loro operazioni, ma attenzione: anche lo Stato vuole la sua parte! E con questa affermazione abbiamo risposto ad uno dei tanti quesiti che si pone chi si avvicina a questo mondo, ovvero se sui guadagni ottenuti con il trading online si devono pagare le tasse. Il discorso può essere ampiamente approfondito perché esistono due tipi di regime fiscale che comportano diverse modalità per l’inserimento nella dichiarazione dei redditi e la liquidazione.
Regime sostitutivo e regime dichiarativo
Nel primo regime che andiamo a prendere in esame il broker assume il ruolo di sostituto d’imposta: in questo caso è infatti l’intermediario che deve individuare la plusvalenza (ovvero il guadagno ottenuto dal trader con le negoziazioni) e su questa deve calcolare l’imposta che lui stesso verserà allo Stato, accreditando al cliente solo l’importo netto. Solo i broker che hanno sede in Italia possono agire da sostituto d’imposta.
Il secondo regime è quello dichiarativo: in questo caso è il trader che deve dichiarare i redditi ottenuti con le negoziazioni attraverso, appunto, la dichiarazione dei redditi, più specificatamente con la compilazione del Modello Unico. Il totale dei corrispettivi va inserito nella sezione II-B (rigo RT41) dove c’è la voce “altri redditi diversi di natura finanziaria“. Quindi il procedimento che bisogna fare per pagare le tasse sul trading online è questo: prima si calcolano le plusvalenze percepite nel corso dell’anno e si calcolano le eventuali perdite, poi va tutto inserito nel Modello Unico e infine si paga l’imposta con il Modello F24.
Ovviamente tra i due regimi non c’è nessuna differenza dal punto di vista economico: si paga lo stesso importo per le tasse sul trading online; di sicuro si può discutere sulla maggiore comodità garantita dal sistema con il broker che agisce da sostituto d’imposta, ma sono molti i trader che preferiscono fare la dichiarazione in maniera autonoma (facilitati anche dal fatto che i broker spesso forniscono tutte e informazioni necessarie per fare il calcolo più rapidamente) o affidandosi ad un consulente di fiducia.
Chi sceglie di affidarsi ad un broker estero (o ad un intermediario italiano che decide di non agire da sostituto d’imposta) e quindi opta per il regime dichiarativo, dopo aver presentato il Modello Unico deve pagare quanto dovuto tramite modello F24: qui devono essere indicati nome, cognome, codice fiscale, data e luogo di nascita, le somme che riguardano l’imposta e il codice 1100 che indica la causale di versamento.
Tasse trading online: aliquota e inserimento nella dichiarazione dei redditi
Il trader deve pagare le tasse sui guadagni derivanti dal trading online nella misura dell’aliquota del 26% sulle plusvalenze di natura valutaria (ovvero sul capital gain); fino a non molto tempo fa l’aliquota per il trading online era del 20%: questo vuol dire che prima un trader che guadagnava 10.000 euro doveva versare 2.000 euro di tasse, mentre ora ne deve paga 2.600. Di sicuro non è poco (in fondo si tratta di un quarto di quanto guadagnato con impegno e fatica), ma se si pensa alle aliquote applicate in altri Paesi si può quasi tirare un sospiro di sollievo: In Francia tra tasse (45%) e contributi sociali (15,5%) i trader posso dire addio fino al 60,5% dei loro profitti, in Irlanda si paga il 33%, in Svezia si arriva fino al 30%. Se la passano meglio nel Regno Unito (18%) e in Svizzera, dove sotto la voce “tasse trading online” troviamo un bel 0%.
Considerazioni finali
Riepilogando: si devono pagare le tasse trading online? Sì. I guadagni derivanti dalle negoziazioni devono essere inseriti nella dichiarazione dei redditi? Sì: i broker italiani di solito agiscono come sostituti d’imposta, quindi calcolano e versano quanto dovuto, mentre i trader che scelgono di affidarsi ad intermediari esteri devono compilare il Modello Unico, calcolare l’importo (applicando un’aliquota del 26% sul capital gain) e pagare tramite modello F24.
In questa guida abbiamo visto che chi fa trading online in modo profittevole deve quindi pagare regolarmente le tasse, e di come sia tutto sommato conveniente pagarle rispetto ad altri settori.
Se non si è esperti di tributi, noi consigliamo di affidarsi ad un commercialista per risolvere il problema a livello tecnico quando si vedono arrivare i primi profitti.
Durante la guida abbiamo visto anche quali sono le migliori piattaforme in regime dichiarativo per investire con basse commissioni e spread bassi e fissi. Qui puoi trovare la lista:
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Piattaforma: etoro Deposito Minimo: 50€ Licenza: Cysec |
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Piattaforma: xtb Deposito Minimo: 100€ Licenza: Cysec |
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Piattaforma: iqoption Deposito Minimo: 20€ Licenza: Cysec |
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Domande frequenti
Se i redditi sono riconducibili ad una persona fisica, sono soggetti ad imposta sostitutiva pari al 26% sulle plusvalenze.
Si riferisce al profitto derivante dalla vendita di un bene di capitale, come azioni, obbligazioni o immobili, in cui il prezzo di vendita supera il prezzo di acquisto. Il guadagno è la differenza tra un prezzo di vendita più alto e un prezzo di acquisto più basso.
Fermo restando che l’aliquota del 26% è uguale per tutti a prescindere dal broker, la piattaforma di eToro mette a disposizione tutti gli strumenti per calcolare facilmente le tasse da pagare. Ha la possibilità di generare, con un click, tutti i documenti necessari per calcolare le entrate, uscite, plusvalenze e minusvalenze da consegnare al proprio commercialista.
Considerando che in Irlanda si paga il 33%, in Francia fino al 60,5% e in Svezia il 30%, in Italia le tasse non sono poi così alte.
Quado
Dice:Ottimo articolo, esaustivo. Pensavo non si dovessero pagare le tasse visto che questi broker sono quasi tutti all’estero. Ora sono invece ingolosito da eToro, sembra veramente come dite in questa guida: è molto facile da usare e posso fare l’account statement con un click. Grazie!